Non sono una blogger, sono una lurker. Leggo senza commentare mai: leggo anche quando non mi piace, perché sono incuriosita da chi ragiona in modo diverso da me; leggo quelli che abbondano con gli errori d'ortografia, le mamme, i masochisti, le single perenni e tutte le realtà parallele che mi viaggiano accanto.
Sono una lurker da prima che inventassero la parola, da prima della rete. Sono la commensale che ascolta tutte le conversazioni e osserva senza essere vista. Sono quella che rimane dietro dietro le quinte e non sale sul palcoscenico.
Mi sono convinta che faccia bene alla mia scrittura e così continuo senza problemi.
Arroccata in me stessa avrei ben poco da raccontare: il mio piccolo universo è uno spazio d'ossigeno fatto su misura per me e non può contenere il Mondo. Spesso lo guardo, il Mondo là fuori, con l'interesse di uno scienziato che studia la riproduzione in vitro dei batteri, lo taglio e lo seziono con lucidità: ho coltivato il dono di saper cogliere un carattere, un'intenzione autentica, da singoli gesti senza importanza.
A volte temo d'odiarli tutti, senza possibilità di ritorno: siamo meschini, egoisti, siamo bugiardi e immorali, quando va bene fatui, vanitosi, ripiegati su ego vuoti come una scatola di latta. Alla fine però provo pena per ciascuno, la stessa che riservo a me stessa quando sviscero i miei errori, le mie persistenti inadeguatezze, i moti d'orgoglio, le mie durezze.
E allora so che non c'è niente da odiare: siamo personaggi minori, in scena senza un copione ben scritto, in un dramma che non arriviamo mai a comprendere e che serba per tutti lo stesso finale.
Sono una lurker da prima che inventassero la parola, da prima della rete. Sono la commensale che ascolta tutte le conversazioni e osserva senza essere vista. Sono quella che rimane dietro dietro le quinte e non sale sul palcoscenico.
Mi sono convinta che faccia bene alla mia scrittura e così continuo senza problemi.
Arroccata in me stessa avrei ben poco da raccontare: il mio piccolo universo è uno spazio d'ossigeno fatto su misura per me e non può contenere il Mondo. Spesso lo guardo, il Mondo là fuori, con l'interesse di uno scienziato che studia la riproduzione in vitro dei batteri, lo taglio e lo seziono con lucidità: ho coltivato il dono di saper cogliere un carattere, un'intenzione autentica, da singoli gesti senza importanza.
A volte temo d'odiarli tutti, senza possibilità di ritorno: siamo meschini, egoisti, siamo bugiardi e immorali, quando va bene fatui, vanitosi, ripiegati su ego vuoti come una scatola di latta. Alla fine però provo pena per ciascuno, la stessa che riservo a me stessa quando sviscero i miei errori, le mie persistenti inadeguatezze, i moti d'orgoglio, le mie durezze.
E allora so che non c'è niente da odiare: siamo personaggi minori, in scena senza un copione ben scritto, in un dramma che non arriviamo mai a comprendere e che serba per tutti lo stesso finale.
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