Da stasera sono in vacanza. Non ne ho avuto mai così bisogno come quest'anno - e mi perdono se l'ho già detto in passato, non era vero ma non potevo saperlo, non ero ancora passata attraverso il fuoco e le tenebre.
Sto meglio e a volte riesco persino a dimenticarmi di quello che ci è successo, poi basta un odore sbagliato sull'autobus, uno sguardo dietro un paio di occhiali troppo scuri per strada, e i ricordi tornano a galla. Ci sono scene che ho rivissuto troppo poco nella mia mente per poterne cancellare il peso, che mi atterriscono e mi spalancano una voragine dentro esattamente come nel momento in cui le ho vissute.
Non è semplice capire che puoi perdere davvero tutto quello a cui tieni in un secondo, che scivoliamo via veloci da uno stato all'altro come cubetti di ghiaccio lasciati a scongelare nel lavandino. Non valiamo molto di più del resto, siamo di passaggio e viviamo solo cercando di dimenticarcelo, ma la realtà è un'insegnante crudele. La realtà è un muro di cemento e se ti schianti una volta la paura non va più via.
Quanto l'ho combattuta quella paura, quando avevo sedici anni e mi sono ammalata per la prima volta. E per non dargliela vinta ho deciso che avrei vissuto sempre un po' di più degli altri - e ho fatto le cazzate peggiori della mia vita col sorriso sulle labbra e forse se tornassi indietro non cambierei una virgola, perché la paura è un veleno che corrode ma la follia è un antidoto potente.
Adesso che di anni ne ho trentuno non posso più fuggire come nella canzone di Samarcanda.
Sono stata un'adolescente e una giovane donna in fuga e la fuga mi ha plasmato, mi ha resa elastica, ma adesso non voglio più.
Adesso che sono un'adulta devo tenere la posizione: prendermi il muro di cemento dritto in faccia e trovare la forza dentro di me di restare in piedi, di continuare a sorridere.
Una vacanza può aiutare, tuttavia.
Sto meglio e a volte riesco persino a dimenticarmi di quello che ci è successo, poi basta un odore sbagliato sull'autobus, uno sguardo dietro un paio di occhiali troppo scuri per strada, e i ricordi tornano a galla. Ci sono scene che ho rivissuto troppo poco nella mia mente per poterne cancellare il peso, che mi atterriscono e mi spalancano una voragine dentro esattamente come nel momento in cui le ho vissute.
Non è semplice capire che puoi perdere davvero tutto quello a cui tieni in un secondo, che scivoliamo via veloci da uno stato all'altro come cubetti di ghiaccio lasciati a scongelare nel lavandino. Non valiamo molto di più del resto, siamo di passaggio e viviamo solo cercando di dimenticarcelo, ma la realtà è un'insegnante crudele. La realtà è un muro di cemento e se ti schianti una volta la paura non va più via.
Quanto l'ho combattuta quella paura, quando avevo sedici anni e mi sono ammalata per la prima volta. E per non dargliela vinta ho deciso che avrei vissuto sempre un po' di più degli altri - e ho fatto le cazzate peggiori della mia vita col sorriso sulle labbra e forse se tornassi indietro non cambierei una virgola, perché la paura è un veleno che corrode ma la follia è un antidoto potente.
Adesso che di anni ne ho trentuno non posso più fuggire come nella canzone di Samarcanda.
Sono stata un'adolescente e una giovane donna in fuga e la fuga mi ha plasmato, mi ha resa elastica, ma adesso non voglio più.
Adesso che sono un'adulta devo tenere la posizione: prendermi il muro di cemento dritto in faccia e trovare la forza dentro di me di restare in piedi, di continuare a sorridere.
Una vacanza può aiutare, tuttavia.
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