Vorrei parlarvi della mia tardiva scoperta di Paolo Cognetti, dei suoi racconti come perle cresciute in serra - meccanismi perfetti che nulla tolgono al piacere della narrazione, alla sua intrinseca verità.
Vorrei parlarvi di Jennifer Egan, del suo arcipelago di storie e personaggi. Di quanto abbiano a che fare con quello che mi accingo a scrivere, di quanto mi abbiano toccato dentro, continuando a germogliare per mesi e mesi, a nutrirsi delle mie emozioni, del mio vissuto, anche dopo che era passato molto tempo dalla lettura del suo Il tempo è un bastardo.
Vorrei scrivere solo di letteratura, qui dentro. Lasciare fuori tutto quello che non appartiene al mondo delle narrativa, tutto il mondo che ci assedia ogni giorno, che cerca di tirarci giù, di riportarci in basso insieme a loro.
Verrà il momento in cui analizzerò Bolano e Cortazar, dall'alto della mia ignoranza, dall'osservatorio della pura passione.
Ma non è questo il giorno.
Mio nonno ha la quinta elementate. L'ha presa poco prima che scoppiasse la guerra, facendosi venti chilometri a piedi ogni giorno pur di ottenere la licenza, visto che nel suo paese la scuola terminava alla terza classe.
Mio nonno è stato boscaiolo e partigiano, contadino e sindacalista, operaio e bidello, dopo aver perso mezzo dito nel calzaturificio dove lavorava.
Mio nonno è rimasto orfano che aveva appena un anno e a cinque andava a vendere la legna insieme a sua madre, perché non avevano i soldi neppure per comprarsi il pane.
Mio nonno ha letto quasi tutto Dostoevsky e sostiene che le sue opere migliore siano I demoni e Delitto e castigo. Mio nonno ha ragione, perché il primo ci spiega la corruzione e il secondo cerca di redimerci. Ho provato a dirgli che secondo me I fratelli Karamazov li batte tutti, ma credo non digerisca troppo la via cristiana alla salvezza.
Mio nonno va in chiesa tutte le domeniche ma sa che ogni uomo è solo, in fondo al suo cuore.
Queste sono le mie radici e sono sane. Sono profonde e ricche. Ne vado fiera, perché non posso rivendicarne il merito.
Questo è il nucleo pulsante del mio cuore, di tutta la mia poetica.
Mio nonno legge Dostoevsky e quando dovette riportare al posto mio l'Ulisse di Joyce alla biblioteca comunale dopo due mesi di ritardo ci andò a testa alta.
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